storia dell'orologio

L'esigenza di misurare il trascorrere del tempo era sentita fin dall'antichità. Il più semplice strumento realizzabile è stato la meridiana, costituita al minimo da un palo infisso nel terreno, il cui uso è documentato in Cina a partire dal III millennio AC. Il complesso di Stonehenge è ritenuto un dispositivo astronomico per la determinazione del momento degli equinozi.

Fino a che la misurazione del tempo avveniva con le meridiane, la suddivisione del tempo prevalente era quella in cui l'ora era la dodicesima parte del ciclo diurno, dall'alba al tramonto. Era perciò più lunga d'estate e più corta d'inverno.

Lo svantaggio principale della meridiana è quello di non funzionare di notte o nelle giornate nuvolose. Per questo motivo furono sviluppati orologi alternativi, basati sul progredire regolare di eventi. La clessidra per esempio è un semplice dispositivo basato sulla regolare fuoriuscita di acqua da un contenitore forato.

L'uso di clessidre da parte degli Egizi è documentato nel XV secolo a.C.. In Grecia le clessidre furono usate per scandire la durata di gare, giochi, turni di guardia e anche per controllare la durata delle deposizioni in tribunale. Nel III secolo AC in Grecia le clessidre si svilupparono nei più precisi orologi ad acqua, nei quali l'acqua fluiva tra due contenitori collegati. Furono anche creati orologi ad acqua dotati di un sistema meccanico di indicazione dell'ora.

La Macchina di Anticitera è il primo esempio documentato archeologicamente di un sistema basato su ingranaggi per il calcolo del tempo astronomico. Altri tipi di orologi, usati soprattutto nel Medioevo, erano quelli a candela, basati sul progressivo consumo di una candela accesa o sulla diminuzione del livello di combustibile in una lampada ad olio.

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